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[ pa(y)ssage Daumier ]
Baudelaire - Daumier ha fatto un’opera straordinaria, l’Histoire ancienne,  che è, per così dire, la migliore parafrasi di un celebre motto: Chi ci libererà da Greci e Romani? Daumier si è gettato brutalmente sull’antichità e la mitologia, e ci ha sputato sopra. L’ardito Achille, il prudente Ulisse, la saggia Penelope e Telemaco, questi enormi babbei; la bella Elena, che ha rovinato Troia, l’appassionata Saffo, protettrice delle isteriche, tutti infine hanno indossato i panni di squallidi attori tragici sorpresi a tirar fuori dal borsellino una presa di tabacco da annusare di nascosto.[1]
“Holz” è un’antica parola per dire bosco. Nel bosco [Holz] ci sono sentieri [Wege] che, sovente ricoperti di erbe, si interrompono improvvisamente nel fitto. Si chiamano “Holzwege”. Ognuno di essi procede per suo conto, ma nel medesimo bosco. L’uno sembra sovente l’altro: ma sembra soltanto. Legnaioli e guardaboschi li conoscono bene. Essi sanno che cosa significa trovarsi su un sentiero che, interrompendosi, svia.[2]

Proprio lungo uno di tali sentieri un signore ben vestito e calzato procedeva leggendo ad alta voce ciò che era scritto in un libro che teneva ben fermo innanzi agli occhi:

- “...Consideriamo, a titolo di esempio, un mezzo assai comune: un paio di scarpe [3] da contadino. Per descriverle non occorre affatto averne un paio sotto gli occhi. Tutti sanno cosa sono. Ma poiché si tratta di una descrizione immediata, può esserne utile facilitare la visione sensibile. A tal fine può bastare una rappresentazione figurativa. Scegliamo, ad esempio, un quadro di van Gogh, che ha ripetutamente dipinto questo mezzo…”

Precisamente a questo punto il filosofo sviò in podista.
D'altronde i sintomi della metamorfosi si erano manifestati in lui fin dall’origine del sentiero, intrapreso nelle sue proprie scarpe...



[1] - Charles Baudelaire, L’art romantique (nostra traduzione) citato da W. Benjamin, si trova in I passages di Parigi, ediz  Einaudi, Torino 2002, p. 814-815.
[2] - Fin qui l’esergo di Heidegger alle lezioni (tra cui quelle sull’origine dell’opera d’arte) raccolte con il titolo Holzwege, che Chiodi traduce con Sentieri interrotti  (Origine, Ni 68, p.1).
[3] - Da skarpa, tasca di pelle; una radice di lingua germanica imprecisata. Vedremo in seguito come nella Introduzione alla metafisica Heidegger avvicina scarpa e scatola (cfr. infra, p. 81). Invece, per l’evoluzione della skarpa-tasca in saccoccia vedi la Parte Quarta, infra, p. 121 passim.

Martin Heidegger si allaccia le scarpe (da contadino?)
nella sua capanna di scrittura nella Foresta Nera.



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SCARPE [dall’estetica alla podistica]
parte prima H.D.S. MAROQUINERIES